Al ventunesimo “a te e famiglia” Simone visse un’epifania. Si allargò la cintura, lasciando traspirare la sua anima insieme alla frittura di pesce.
“10!”
Erano gli ultimi secondi dell’ultima notte dell’anno, e Silvio strillava il conto alla rovescia con quanto fiato avesse in gola.
“9!”
Accanto a lui Maria, in tiro, si univa a quel coro straziante in punta di piedi.
“8!”
Altri volti, ben più di dieci.
“7!”
Marco, quel maledetto alcolizzato, già pronto a stappare la bottiglia.
“6!”
Si sarebbe brindato all’anno che finiva, di merda, e a quello nuovo di merda che stava per iniziare. Qualcuno, preso dall’euforia, avrebbe rispolverato l’immancabile trenino.
“5!”
Tutti a incularsi e ad agitare il bacino stile anni ’80.
“4!”
Aveva ragione Manuel Agnelli. Non quello di oggi, quello prima di X-Factor.
“3!”
Marco posizionò meglio il pollice, coordinando ogni cellula cerebrale su quell’unico e futile atto.
“2!”
E pensare che il pollice opponibile ci ha reso i padroni del mondo.
“1!”
Bel traguardo del cazzo.
“Eeeeehhh!”
Un urlo collettivo, liberatorio. Frastuono, disordine. E il tappo di sughero che termina la sua esistenza dietro il frigorifero dove sarà ripescato solo dopo molti anni, molti secondi spesi ad aspettare la fine.