Fissò il led lampeggiante della sveglia digitale finché non sentì le palpebre pesanti.
Si lasciò andare al sopore.
“Fabio…hey, Fabio“, sussurrò la voce femminile a un palmo di distanza dal suo viso, “Mmh?” rispose.
Un secondo dopo, il terrore lo paralizzò: Lui viveva da solo.
Dopo agghiaccianti momenti di paralisi, con uno scatto accese la luce.
Rimase seduto sul letto con la fronte imperlata di sudore. “Calmati, è stato un incubo” si disse, e dopo molto tempo riuscì ad addormentarsi, stavolta, con l’abatjour accesa.
Ma gli incubi, sempre più vividi e tetri, si ripeterono altre 6 volte in 2 mesi e Fabio, esausto e spaventato, decise di parlarne con uno psicologo che lo tranquillizzò:
“Stia tranquillo, non è in contatto con nessuna entità superiore” disse sorridendo, “Succede quando si è molto stressati. Si chiamano ‘illusioni ipnagogiche’ e avvengono poco prima di addormentarsi. Le prescrivo una cura contro lo stress. Mi faccia sapere come va“.
Dopo 6 settimane era finalmente tornato ad essere energico e vitale grazie al ritrovato riposo.
Prima di mettersi a letto, ormai con la luce spenta, prese una pillola e pensò che la cura era quasi terminata.
Mentre si abbandonava al torpore, intravide due piccoli sfavillii nello spazio oscuro creato dall’anta dell’armadio lasciata leggermente aperta.
“È il riflesso di due bottoni metallici“, pensò.
Vinto dall’effetto soporifero del medicinale, si abbandonò, e un secondo prima di perdere coscienza realizzò:
“Quelli non sono bottoni. Quelli sono due occhi…“