Nino ha 63 anni e sorride sempre. Un sorriso gentile, con la bocca chiusa e gli occhi lucidi. I baffi bianchi ed enormi gli conferiscono un’aria vagamente aristocratica, appena addolcita da due fossette da bambino sulle guance.
È elegante, Nino. Nel portamento e nei gesti. Nel modo di pettinare all’indietro la folta e candida capigliatura. È elegante persino in spiaggia, in canottiera e costume.
Nelle ore più calde indossa un cappello da marinaio, ricordo di quando era arruolato nella Marina militare. Trenta anni. Trent’anni di navigazione.
Si commuove ogni volta che ricorda l’ingresso a New York, sfilando sotto la statua della libertà. E si intristisce parlando di Julija, amata per tre giorni in una stanza al porto di Trieste e poi scomparsa una mattina dopo il caffè.
E poi l’Africa. Le sue coste. Dalle sue parole riesci perfettamente a vedere colori e sentire odori.
Qui al lido è il più vecchio di tutti e per sfotterlo lo chiamano “il capitano”.
Lui sorride e scuote la testa. Trova i ragazzi di oggi viziati e con zero stile. Con un modo cafone di corteggiare le donne. E, per finire, con tatuaggi orrendi. Non come i suoi.
Ma sorride e non dice niente.
Hanno ragione loro. Che hanno l’età dalla loro parte. Quello non è più il suo posto.
Ha solo altri tre anni, giusto il tempo per la pensione. Poi toglierà il disturbo.
Si chiama Nino e fa il bagnino.
Lo trovi al bagno 12 e lo riconosci dal sorriso gentile e dal cappello da capitano.