Ada passa lo straccio bagnato sul pavimento della bottega. Dalla porta aperta, il sole cocente del primo pomeriggio prova a violare la frescura del negozio.
Nel riquadro di luce della serranda abbassata a metà appaiono due gambe magre infilate in un paio di shorts.
Un’altra turista in cerca di panini e bibite. Come quella ragazza con cui il marito di Ada è scappato, anni fa.
La figura si china per entrare nel negozio e, rialzandosi, rivela grandi occhiali da sole e una sbavatura di rossetto su un angolo della bocca.
“Posso usare il bagno?” chiede con un filo di voce. Trema e si volta continuamente verso la strada.
Ada apre la bocca per rispondere “No, è privato“, ma qualcosa nel tono della ragazza la costringe a cambiare idea.
Mentre l’altra le passa accanto, lo sguardo di Ada registra un alone violaceo che spunta da sotto le lenti scure. E lo sbaffo di rossetto è in realtà una macchia di sangue proveniente da un taglio sulle labbra.
Ada scuote la testa e si rimette a passare lo straccio, cancellando le impronte lasciate sulle piastrelle umide dalle infradito della ragazza.
Un altro corpo si staglia nel vano della porta, si abbassa ed entra. Un uomo. I suoi occhi si spostano velocemente da un angolo all’altro della piccola bottega.
“Dov’è la ragazza? L’ho vista entrare“.
Il tono è arrogante.
Ada si appoggia con entrambe le mani allo scopettone e lo fissa.
“Qui non c’è nessuno. Avrà avuto un’allucinazione“.